La parodia della giustizia: magistrati e corruzione. Depistaggi, coperture e favori.
“Loggia massonica clientelare e segreta Ungheria”: Canis canem non est”, e cioè “cane non mangia cane” (clicca qui)anche a Pesaro e a Termini Imerese l’orrore che ha distrutto e sta distruggendo la magistratura italiana.
Sotto accusa. Da Pesaro a Termini Imerese. Il Maresciallo Roberto Chilla e il Capitano Federico Minicucci sotto accusa da procura ordinaria e militare. Hanno organizzato e confezionato con gli agenti di Pg di Pesaro Maria Cristina Armini e Cristina Battistelli e la regia del PM di Pesaro Giovanni Fabrizio Narbone l’arresto del’ufficiale medico, scagionato e scarcerato. E i due agenti di Pg si avvalgono della facoltà di non rispondere…..mentre la loggia massonica fa le sue mosse. E intanto il Generale Medico prepara anche la richiesta di processo anche fuori dall’Italia contro il Maresciallo Roberto Chilla, il PM Alessandro Macaluso e il PM Giovanni Narbone per difetto di giurisdizione. Intanto il Pm Lorenza Turnaturi tenta di insabbiare le accuse contro il Maresciallo Chilla.
Loggia Massonica “Ungheria”: Atti falsi, frode processuale, manipolazione delle prove le accuse gravi contro il Maresciallo Roberto Chilla, il Capitano Federico Minicucci e abuso d’ufficio l’accusa contro il Pm Lorenza Turnaturi.
Intanto la Procura Generale presso la Corte di Cassazione prosegue le indagini sui magistrati e l’Ispettorato del Ministero della Giustizia avvia le indagini. I magistrati in servizio al distretto di Palermo avevano prestato prima servizio prsso il distretto di Caltanissetta, che é competente sui reati commessi proprio dai magistrati coinvolti del distretto di Palermo.
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PALERMO. La loggia massonica segreta “Ungheria” che coinvolge alcuni magistrati corrotti, appartenenti alle forze dell’ordine, imprenditori e altri personaggi pubblici, è nota in tutto il mondo per “pilotare le sentenze” (con accordi tra giudici e pubblici ministeri sugli esiti di indagini e processi) attraverso accordi orizzontali, verticali e trasversali tra gli appartenenti alla magistratura e per pilotare le nomine ai posti di potere di procuratori capo. Una vera e propria compravendita di sentenze e processi, attraverso il baratto dei favori Viene indicata come loggia massonica, in quanto gli appartenenti organizzano l’attività giudiziaria corrompendo le normali attività della giustizia per facilitare i propri interessi. Il Procuratore Capo di Pesaro Cristina Tedeschini è stata intercettata, per esempio, proprio nelle famose telefonate del caso Palamara per la nomina del presidente della Corte di Appello di L’Aquila.
I fatti coinvolgono quella parte vergognosa della Magistratura appartenente alla Loggia Segreta “Ungheria” risalgono al novembre del 2020, quando Il Maresciallo Roberto Chilla, in un’operazione NON autorizzata e condotta da un PM di Pesaro, Giovanni Fabrizio Narbone e due agenti di Pg sempre di Pesaro, aliquota Polizia di Stato, Maria Cristina Armini e Cristina Battistelli, decide per l’apparente solo fine ufficiale di fare una “ notifica”, di servirsi di autocivette e 6 militari per effettuare questa famosa notifica nell’abitazione in uso in Sicilia per ragioni di sicurezza all’allora Colonnello, ora Generale Medico , Ufficiale in Comando del Nucleo di Guerra Psicologica assegnato ad un Nucleo Interforze di un’Organizzazione sovranazionale , che era in missione in un’operazione antiterroristica per il recupero e il rimpatrio di siriani chiedenti asilo politico.
Per fare questa pretestuosa “notifica”, in realtà un arresto, Il Pm Giovanni Fabrizio Narbone (ora sotto giudizio civile presso il Tribunale di L’Aquila con richeista risarcitoria di più di 500.000 euro - clicca qui) fa finta di notificare un atto di conclusione indagini e per questo, andando contro ogni legge, intercettando per 10 mesi il medico militare Infatti Il Gip di L’Aquila Guendalina Buccella scrive ”: il Pm Giovanni Fabrizio Narbone …ha violato la legge sulla privacy”. Il Presidente di Sezione del Tribunale di Termini Imerese Vittorio Alcamo scrive “…obiettivamente eccessivo l’impiego di un’auto civetta e 5 carabinieri per una mera e banale notifica”. La legge vieta l’intercettazione di una persona per una notifica. L’intercettazione é permessa solo per la persecuzione e repressione del reato.
Ma è ovvio che per il Pm Giovanni Fabrizio Narbone e il Maresciallo Roberto Chilla la legge non vale, loro sono sopra la legge!
L’Ufficiale Medico ha lavorato in stretti rapporti con l’ex Procuratore Generale di Catania, già Procurare Capo di Caltanissetta Gianni Tinebra e con l’ex Procuratore Capo di Modena, Paolo Giovagnoli, in inchieste antiterroristiche.
Malgrado l’ufficiale si fosse qualificato e confermato il proprio status consolare-militare e cioé di essere al comando di un’ operazione militare, il Maresciallo Roberto Chilla, trovando in possesso di più documenti il Colonnello Fonti, tutti documenti autentici, decideva di trarlo in arresto in carcere con l’accusa di avere falsificato la carta di identità del fratello. Ma le sorprese non finiscono in quanto fa la sua comparsa anche il capitano Federico Minicucci, altro soggetto la cui carriera sembra frutto delle imprese corruttive del padre, ufficiale nell’Arma, già trasferito in Toscana da Termini Imerese, che per ore avrebbe pianificato con il Maresciallo Chilla e la Procura di Pesaro su come incastrare l’Ufficiale Medico, falsificando atti su atti. Infatti risulta che la carta di identità del fratello non poteva essere nella mani del medico in quanto smarrita un anno prima: l’imbarazzante vicenda continua con la scomparsa del cartellino della carta di identità del fratello del Generale dalla Questura di Caltanissetta e la comparsa della foto li appiccicata in udienza. Come la foto sia arrivata da Caltanissetta a Termini Imerese solo Dio lo sa! Così come è da chiedersi come sia possibile che i famosi corpi del reato non vengano mai tasferiti dalla Caserma CC di Trabia all’Ufficio Corpi del Reato, ma rimangano sempre in mano del Maresciallo Roberrto Chilla.
Il Colonnello Medico viene scagionato e rilasciato dopo qualche mese su sentenza assolutoria del Giudice Vittorio Alcamo, Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Termini Imerese, che, date le continue false e contraddittorie affermazioni del Maresciallo Chilla e di altri Carabinieri della locale stazione, trasferisce gli atti alla Procura proprio contro il Maresciallo Roberto Chilla, il Capitano Federico Minicucci e il PM di Pesaro Giovanni Fabrizio Narbone. Nel frattempo il generale denuncia il Pm Alessandro Macaluso e il Gip Claudio Bencivinni alla procura di Caltanissetta.
A differenza dei precedenti magistrati a Termini Imerese spicca la figura del Giudice dott. Vittorio Alcamo, presidente della sezione Penale del Tribunale di Termini Imerese, prossimo candidato alla Corte di Appello di Caltanissetta, che é ritenuto Magistrato di elevato spessore morale, incondizionata elevatura etica e preparazione giuridica. Ha sempre combattuto verso l’organizzazione della Magistratura in correnti e soprattutto contro la mentalità clientelare presente nel sistema delle “logge interne alla giustizia”, soprattutto a Palermo.
Nel frattempo anche il PM Alessandro Macaluso e il Gip Claudio Bencivinni, che hanno convalidato l’arresto del Colonnello, assolto pienamente, vengono indagati da parte della Procura di Caltanissetta.
Il Pm Alessandro Macaluso, già noto alla cronaca per essere uno scadente pubblico ministero quando era ad Agrigento, è anche accusato di frode processuale e depistaggio: insieme al compagno di merende il discusso Gip Claudio Bencivinni, ha lasciato i reperti sequestrati nella Caserma dei Carabinieri di Trabia per 2 anni e 8 mesi, invece di trasferirli immediatamente al’ufficio corpi del reato, in modo da provare a fare si che il truffaldino Maresciallo Roberto Chilla avesse il tempo di mettere mano a tutto e sistemare gli oggetti sequestrati. Tutto si svolge sotto il benestare di un altro losco personaggio il pm Lorenza Turnaturi, un burattino in mano al Procuratore capo Ambrogio Cartosio. Il Pm Lorenza Turnaturi chiede proroghe fino a 24 mesi di indagine, senza farne una, coprendo il Maresciallo Roberto Chilla
La domanda sorge spontanea: si può mettere in prigione per 4 mesi una persona, un militare per una carta di identità dichiarata contraffatta quando a contraffarla è il Maresciallo Roberto Chilla? La risposta é NO, ma le indagini vanno avanti e l’Ufficiale Medico “andava fermato dagli appartenenti alla Loggia Massonica Ungheria”, perchè depositario delle verità su cosa accade in alcune Procure e Tribunali come quelli di Pesaro, per esempio su come il Pm Giovanni Fabrizio Narbone e il pm Cristina Tedeschini sempre di Pesaro instaurino, procedimenti e processi dal nulla, in quanto rischiano di chiudere, per carenza, bontà loro, di attività e non hanno nulla da fare dalla mattina alla sera, allora, tra un caffè e l’altro, inventano processi così risultano produttivi agli occhi del MInistero con la connivenza dell’ex Presidente del Tribunale Luigi Giuseppe Fanuli, che si è suicidato un anno fa in starne circostanze coperte da tutti, e di Giudici corrotti come Maurizio di Palma.
L’Ufficiale ancora , quale criminologo, ha investigato su come processi e sentenze vengano pilotate, per salvaguardare il sistema clientelare delle logge.
E’ da ricordare che negli ambienti di altre Procure e Tribunali (sani), si va a finire a fare il magistrato a Pesaro per “punizione”, in quanto Pesaro è lo scarico e il deposito dei peggiori magistrati esistenti, almeno parcheggiati lì fanno il meno danno possibile. Infatti Il Pm Giovanni Fabrizio Narbone è stato trasferito da MIlano in quanto totalmente incapace, specializzato in abbuffate ma non in diritto, il Procuratore Capo Cristina Tedeschini da Pescara a Pesaro, per i danni costanti fatti nelle indagini dell’Hotel Rigopiano, una mitomane anoressica con problemi di dipendenza. Stessa sorte per il Giudice Maurizio Di Palma, chiamato Don Abbondio, una figura insignificante sempre rimasto a Pesaro perchè dichiarato inetto e pilotato dall’ex Presidente del Tribunale Luigi Giuseppe Fanuli, suicidatosi.
Ma i tasselli stanno ricomponendosi e ne vedremo delle belle, in quanto soggetti come il Maresciallo Roberto Chilla, il capitano Federico Minicucci, l’agente di polizia Maria Cristina Armini , i PM Giovanni Fabrizio Narbone , Lorenza Turnaturi definibili dei maniaci del potere, narcisisti maligni secondo la moderna psichiatria (clicca qui ) stanno continuando a svelare segreti su come in alcuni ambienti la guardia e il ladro siano la stessa persona e come la corruzione sia, insieme alla stupidità, la peggiore delle piaghe sociali: uno stupido è già pericoloso, uno stupido istruito lo è doppiamente. E’ la totale degenerazione clientelare della magistratura e delle forze dell’ordine.
Ma alla tragicommedia con c’è mai fine: il capitano Federico Minicucci, convocato, con si presenta e gli agenti di Polizia Giudiziaria di Pesaro Maria Cristina Armini e Cristina Battistelli si avvalgono della facoltà di non rispondere (vedi altre pagine o clicca).
Tutto (non proprio) nelle mani ora della Procura Militare e quella ordinaria. La pulizia è appena iniziata. A largo delle coste di Palermo erano presenti droni militari, che adesso potrebbero svelare tutte le conversazioni telefoniche intercorse tra Pesaro, Termini Imerese e Trabia.
CALTANISSETTA. Intanto la Procura di Caltanissetta, pm Dario Bonanno, e il Gip Santi Bologna, insabbiano le indagini contro il PM Alessandro Macaluso e il GIP Claudio Bencivinni per le accuse di frode processuale, depistaggio e organizzazione in associazione segreta. Attenzione il Gip Santi Bologna, che é stato collega di ufficio ed è amico del Gip Claudio Bencivinni ( hanno lavorato insieme per anni proprio a Caltanissetta clicca qui ), archivia il procedimento contro l’amico Claudio Bencivinni. Non è da dimenticare che il Presidente di sezione penale a Caltanissetta negli stessi anni é il magistrato Antonio Napoli, ora presidente di sezione della Corte d’Appello di Palermo! Quindi il magistrato Antonio Napoli é stato collega di Claudio Bencivinni e Santi Bologna a Caltanissetta (clicca qui).
Ma le sorprese non finiscono mai! Il medico, data l’inerzia del Pm Lorenza Turnaturi, chiede l’avocazione delle indagini alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, mai avvenute. I magistrati della procura Generale di Palermo provengono anche loro da quella generale di Caltanissetta! In tal senso l’ Ispettorato del Ministero della Giustizia è stato allertato e ha iniziato le dovute verifiche ne distretti di Caltanissetta e Palermo.
Come fanno i magistrati amici e colleghi di Caltanissetta a giudicare quelli amici e colleghi del Distretto di Palermo, se tutti, giudicanti e inquirenti, hanno prestato servizio a Caltanissetta?
Visti i giochi sopra descritti, il Procuratore Ambrogio Cartosio, il PM Alessandro Macaluso e poi il pm Lorenza Turnaturi non accettano l’assoluzione del medico e impugnano l’assoluzione con i criteri propri degli appartenenti alla Loggia Massonica. E qui arriva il bello! L’appello a Palermo contro il medico viene fissato in appena 4 mesi dall’assoluzione, anche se non ancora celebrato, da parte del Presidente della Seconda Sezione Penale della Corte d’Appello Antonio Napoli, guarda caso anche egli ha lavorato a Caltanissetta insieme al Gip Claudio Bencivinni e Santi Bologna.. La richiesta di appello é stato accolta da tale magistrato Antonio Napoli senza alcuna evidenza, sulla base di spinte precise da parte della loggia massonica: è da rabbrividire ma la procura di termini Imerese ha impugnato la sentenza di assoluzione e tale Antonio Napoli di Palermo ha accolto come ammissibile l’appello sulla base di due e-mail, senza alcuna indagine da parte del pm Lorenza Turnaturi a fronte di documenti e testimonianze prodotte dal . Ma attenzione c’è ancora una grande sorpresa. Il Maresciallo Roberto Chilla è accusato insiema ad una tale Anna Milone, medico di famiglia in pensione, per avere confezionato un falso certficato retrodatato. Quindi Chilla e Milone sono indagati: indovinate chi fa le notifiche alla Milone? il Maresciallo Roberto Chilla!
In sintesi il detto “Canis canem non est”, e cioè “cane non mangia cane” (clicca qui) è perfettamente riferibile alle forze dell’ordine e ai magistrati coinvolti. La frase “cane non mangia cane” viene usata riferendosi ai membri di una categoria che evitano di compiere azioni che potrebbero danneggiare altri membri della stessa categoria. A questa parte della magistratura e delle Forze dell’Ordine organizzata in loggia clientelare, il detto latino calza a pennello!
L’Ufficiale Medico è difeso dagli Avvocati Debora Zagami e Daniele Ingarrica del Foro di Roma, abili avvocati e investigatori, che devono scontrarsi contro questa degerazione clientelare del sistema giudiziario deviato, stavolta in Sicilia.
C. Nicoletti